Coltivare Erbe Spontanee

Pubblicato il: 23/03/2023

Coltivare erbe spontanee?
 
  • Ma se le coltivate, allora non sono più spontanee!
  • Coltivare qualcosa che cresce sponteamente…ma cosa significa?
  • Invece di coltivare erbe spontanee, non potete andare semplicemente a raccoglierle visto che sono, appunto, spontanee?
Queste sono alcune delle domande/obiezioni che nel corso degli anni ci sono state poste più spesso.
Effettivamente, “Coltivare erbe spontanee” può suonare strano, ce ne rendiamo conto! Letta così, sembra che una cosa escluda l’altra, un contrasto di significati che, con il tempo, abbiamo iniziato a chiamare “il nostro ossimoro perfetto”!
 In questa pagina del nostro diario, voglio raccontarvi  come si svolge la parte agricola della nostra azienda e perchè abbiamo scelto di avviare la prima coltivazione di erbe spontanee nella bergamasca.
I nostri campi a San Giovanni Bianco (BG)
Ma partiamo, prima di tutto, da una premessa che per noi è diventata sin da subito fondamentale.
A livello di normative, quando si tratta di vendita di prodotti alimentari è indispensabile che l’azienda produttrice ne garantisca la tracciabilità che potremmo definire, in modo molto semplice, come la carta d’identità di ogni singolo prodotto. In altre parole, la tracciabilità documenta, tramite lotti e codici, la provenienza della materia prima e tutte le varie fasi della sua trasformazione nel prodotto finito.
Quando si parla di coltivazione o di allevamenti, esistono normative ben chiare e specifiche che regolamentano l’aspetto igienico-sanitario e come deve avvenire tutto il processo di tracciabilità (i famosi manuali HACCP).
Diverso, invece, è il caso della raccolta delle erbe spontanee, l’ormai famoso “Foraging”, pratica sempre più diffusa grazie soprattutto a chef rinomati che negli ultimi anni hanno scelto di portare nelle loro cucine i sapori di un tempo.
Con la Primavera alle porte, i social iniziano ad essere invasi da storie e post in cui  sembra che tutti facciano “foraging”, dal privato, al ristoratore, a produttore. Un esempio? La raccolta dell’Aglio Orsino che avviene proprio in questo periodo! Ma se siamo consumatori attenti, una domanda deve nascere spontanea: ma come viene regolamentata la raccolta di erbe spontanee? E come se ne certifica la tracciabilità?
 
Semplice, non c’è controllo! O meglio, in alcune regioni esiste un elenco delle Erbe Spontanee con le quantità permesse per la raccolta. In Trentino, invece (come sempre un passo avanti a noi), è previsto un patentino che regolamenta la raccolta delle erbe spontanee e sembrerebbe che altre regioni stiano valutandone l’introduzione, ma ad oggi non esistono normative chiare. Quindi ognuno è libero di raccogliere, cucinare, trasformare, vendere.
E’ giusto?
Per noi no, non lo è.
 
Si parla così tanto di attenzione riguardo la provenienza degli alimenti, vogliamo trasparenza assoluta per quello che finisce sulle nostre tavole e poi cosa succede? Ora che le erbe spontanee sembra stiano tornando di moda, semplicemente chiudiamo gli occhi e ci giriamo dall’altra parte. Improvvisamente non interessa più la provenienza della materia prima, ma semplicemente ci fidiamo, senza porci troppe domande. E così, questa famosa tracciabilità diventa irrilevante. Perchè al termine “spontaneo” si associa l’idea di naturale, genuino, sano. E non fraintendetemi, è davvero così e credo che la maggior parte delle realtà presti la massima attenzione alla raccolta di erbe o frutti selvatici. Tuttavia, credo sia fortemente necessaria una normativa o un patentino che fornisca direttive precise e comuni a tutti.
Perchè (e qui estremizzo) se vi trovaste a mangiare un piatto preparato con erbe spontanee raccolte di fianco ad una strada trafficata, lo considerereste ancora sano?
Non credo.
 
Tornando al nostro specifico caso (e abbandonando questa leggera vena polemica!) questo è il primo motivo per cui abbiamo optato per una coltivazione di erbe spontanee. Perchè alla base dei nostri prodotti vogliamo che ci sia una trasparenza assoluta sulla loro provenienza.
Tramite questi codici siamo in grado di risalire al giorno esatto di raccolta
Il secondo motivo (e non per importanza) è altrettanto semplice da comprendere. Immaginate di dover raccogliere tot. kg di una qualsiasi erba spontanea in montagna.
Siete già giunti alla conclusione, vero?
Oltre al fatto che il tempo impiegato sarebbe troppo e di conseguenza diventerebbe troppo dispendioso al fine di avviare una produzione, anche minima, si andrebbe inevitabilmente ad intaccare l’equilibrio di un ecosistema che va assolutamente tutelato e preservato. Si scatenerebbe una raccolta selvaggia che, se fuori controllo, andrebbe a mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle erbe spontanee.
 
Da qui, l’idea di COLTIVARE ERBE SPONTANEE, senza però andare ad alterare quelle che sono le loro caratteristiche naturali. Questo è stato per noi il modo migliore per garantire trasparenza al consumatore e, soprattutto, proteggere il nostro territorio senza dover rinunciare ai sapori che ci regala.
Ora che la premessa è stata fatta, andiamo insieme a vedere come si spiega, nella realtà, questo ossimoro!
 Prenderò come esempio la coltivazione del nostro amato Paruch, la nostra prima erba coltivata, ma è un concetto applicabile a tutte le altre erbe o piante che coltiviamo.
 
Partiamo da un concetto molto semplice:
ciò che nasce spontaneo, deve continuare a crescere come se fosse nel suo habitat naturale. 
La particolare "polverina bianca" sotto le foglie di Paruch (Fonte Az. Agr. Della Fara)

Il nostro modo di coltivare erbe spontanee si riassume brevemente in:

  • Raccolta del seme spontaneo in montagna
  • Una prima semina in cellette per far sì che si sviluppi l’apparato radicale
  • Il trasferimento delle piantine in campo aperto, nella loro area dedicata.

 Da questo momento nessun aiuto esterno, nessun concime chimico (solo un po’ di pollina a inizio primavera) e nemmeno un impianto di irrigazione.

Va poi detto che ogni 3/4 anni si ricominca dall’inizio e, allora, scarponi ai piedi e zaino in spalla e si sale in montagna a raccogliere il seme spontaneo e così tutto si ripete.

Questo è l’unico modo per far sì che le nostre piantine, nonostante siano coltivate, mantengano inalterati sapori, proprietà e caratteristiche. Per verificare questo aspetto, ci piace fare ogni anno questo esperimento:

Raccogliamo qualche piantina in montagna e qualche piantina nei nostri campi. Le cuciniamo, semplicemente saltate in padella come si faceva una volta e le assaggiamo senza sapere quali siano. Il risultato? Sono esattamente uguali!

Sembra semplice, vero?

In realtà è più semplice a dirsi che a farsi.

Abbiamo impiegato 10 anni per capire come rendere quasi perfetta la nostra coltivazione: abbiamo sperimentato, spesso abbiamo sbagliato, rischiando anche di cadere in un errore enorme di addomesticamento delle piantine che, fortunatamente, abbiamo bloccato sul nascere, ma ora possiamo traquillamente affermare di conoscere tutti i segreti (o quasi!) del Paruch.
Ma chi ci conosce sa che abbiamo un difetto enorme: non ci accontentiamo mai! E ogni anno mettiamo tutto in discussione, cercando sempre più di avvicinarci alla perfezione!
 
Perchè ho voluto parlarvi di questo?
Perchè negli ultimi anni la raccolta delle Erbe Spontanee  ha avuto una sorta di rinascita e di riscoperta, incontrando l’interesse di sempre più persone e nuovi appassionati. Questo ci riempie di felicità, del resto l’obiettivo che ci siamo posti sin dal primo giorno era proprio quello di far riscoprire questo antico mondo. Ma è giusto che in tutti noi si sviluppi anche uno spiccato senso di responsabilità nei confronti della natura. Mi piacerebbe che ci ricordassimo sempre questo messaggio:
 
Spontaneo non è sinonimo di Infinito.
 
I regali della Natura sono da apprezzare ma, soprattutto, da rispettare!
 
Alla prossima!
Paola
5/5

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