Ma partiamo, prima di tutto, da una premessa che per noi è diventata sin da subito fondamentale.
A livello di normative, quando si tratta di vendita di prodotti alimentari è indispensabile che l’azienda produttrice ne garantisca la tracciabilità che potremmo definire, in modo molto semplice, come la carta d’identità di ogni singolo prodotto. In altre parole, la tracciabilità documenta, tramite lotti e codici, la provenienza della materia prima e tutte le varie fasi della sua trasformazione nel prodotto finito.
Quando si parla di coltivazione o di allevamenti, esistono normative ben chiare e specifiche che regolamentano l’aspetto igienico-sanitario e come deve avvenire tutto il processo di tracciabilità (i famosi manuali HACCP).
Diverso, invece, è il caso della raccolta delle erbe spontanee, l’ormai famoso “Foraging”, pratica sempre più diffusa grazie soprattutto a chef rinomati che negli ultimi anni hanno scelto di portare nelle loro cucine i sapori di un tempo.
Con la Primavera alle porte, i social iniziano ad essere invasi da storie e post in cui sembra che tutti facciano “foraging”, dal privato, al ristoratore, a produttore. Un esempio? La raccolta dell’
Aglio Orsino che avviene proprio in questo periodo! Ma se siamo consumatori attenti, una domanda deve nascere spontanea: ma come viene regolamentata la raccolta di erbe spontanee? E come se ne certifica la tracciabilità?
Semplice, non c’è controllo! O meglio, in alcune regioni esiste un elenco delle Erbe Spontanee con le quantità permesse per la raccolta. In Trentino, invece (come sempre un passo avanti a noi), è previsto un patentino che regolamenta la raccolta delle erbe spontanee e sembrerebbe che altre regioni stiano valutandone l’introduzione, ma ad oggi non esistono normative chiare. Quindi ognuno è libero di raccogliere, cucinare, trasformare, vendere.
E’ giusto?
Per noi no, non lo è.
Si parla così tanto di attenzione riguardo la provenienza degli alimenti, vogliamo trasparenza assoluta per quello che finisce sulle nostre tavole e poi cosa succede? Ora che le erbe spontanee sembra stiano tornando di moda, semplicemente chiudiamo gli occhi e ci giriamo dall’altra parte. Improvvisamente non interessa più la provenienza della materia prima, ma semplicemente ci fidiamo, senza porci troppe domande. E così, questa famosa tracciabilità diventa irrilevante. Perchè al termine “spontaneo” si associa l’idea di naturale, genuino, sano. E non fraintendetemi, è davvero così e credo che la maggior parte delle realtà presti la massima attenzione alla raccolta di erbe o frutti selvatici. Tuttavia, credo sia fortemente necessaria una normativa o un patentino che fornisca direttive precise e comuni a tutti.
Perchè (e qui estremizzo) se vi trovaste a mangiare un piatto preparato con erbe spontanee raccolte di fianco ad una strada trafficata, lo considerereste ancora sano?
Non credo.
Tornando al nostro specifico caso (e abbandonando questa leggera vena polemica!) questo è il primo motivo per cui abbiamo optato per una coltivazione di erbe spontanee. Perchè alla base dei
nostri prodotti vogliamo che ci sia una trasparenza assoluta sulla loro provenienza.